La psicoterapia psicoanalitica tra identità e cambiamento. (A cura di Luigia Cresti e Isabella Lapi).

Libro Isabella Lapi E Luigia Cresti

La psicoterapia psicoanalitica tra identità e cambiamento.
(A cura di Luigia Cresti e Isabella Lapi) – p. 186 – € 25,00
Franco Angeli, 2022
Recensione di: Marcello F. Turno

Opportuno il riferimento a Vie della terapia psicoanalitica di Sigmund Freud con cui Rosa Romano Toscani apre la presentazione a questo interessante volume curato da Luigia Cresti e Isabella Lapi. Opportuno perché le parole di Freud hanno il peso di chi guarda al futuro e sono in grado di presagire i possibili mutamenti di una disciplina che non può essere statica o contenuta in una teoria monolitica e inscalfibile. Quindi, dice la Toscano, ammettere le imperfezioni, imparare cose nuove, mutare, riesaminare, considerare, ci immette già in medias res nel contenuto del testo, rafforzando le affermazioni di Manuela Trinci nella sua prefazione: la psicoterapia psicoanalitica deve misurarsi con grandi cambiamenti fronteggiando inedite patologie per le quali sono necessarie molteplici e differenti strategie d’intervento.
In questo continuo mutamento l’identità e il cambiamento sono i due poli tra cui naviga la Psicoterapia Psicoanalitica. L’identità è quella specifica, costruita sull’esperienza e sulle solide radici della teoria e della pratica psicoanalitica; il cambiamento diviene necessario per adeguare la tecnica alla clinica alla rapida trasformazione della società e dell’essere, mai eguale a sé stesso. La visione di Freud spazia fra i temi di fine ottocento che profeticamente vede proiettati nel futuro: il disagio della civiltà, la guerra, la psicopatologia della vita quotidiana, l’ampliamento del simbolico il cui attore principale resta sempre l’essere umano nella sua lenta e forse inconsapevole trasformazione.
Il pregio di questo libro è partire dall’identità della Psicoterapia Psicoanalitica evitando definizioni in termini astratti, ma rifacendosi agli elementi di quel work in progress scaturiti dal percorso di studio e ricerca dell’Associazione Fiorentina di Psicoterapia Psicoanalitica fin dalla sua costituzione, fine anni settanta. Possiamo definire gli anni settanta e ottanta anni caldi poiché nel panorama nazionale e internazionale nascevano associazioni e società scientifiche che aggregavano psichiatri e psicologi in cerca di risposte e di strumenti nuovi che si producevano in un confronto serrato con la Psicoanalisi. L’AFPP è stata protagonista di questo percorso che si deve considerare esemplare. Certamente un viaggio né in solitaria né autoreferenziale in quanto il confronto, con scambi scientifici e iniziative condivise, con molte società psicoanalitiche ha generato lo spazio comune dei Soci Italiani e della EFPP.
Forte di questa solida base identitaria, non solo costituita da assiomi e paradigmi che riguardano gli elementi strutturali della psicoterapia, ma anche dalla formazione degli allievi e dalla supervisione, gli autori del libro focalizzano il cambiamento (Cresti, Lapi e Suman) attraverso la trattazione di tematiche di grande attualità relative alla clinica e alla tecnica: le funzioni contenitive dello sguardo e dell’ascolto, la presenza del corpo del terapeuta in seduta, le azioni interpretative, i sogni del terapeuta (Pampaloni), l’espressione artistica in psicoterapia (Canzio) e le terapie a distanza (Pratesi), gli adattamenti della tecnica con i pazienti borderline (D’agostini) e con quei pazienti a cui difetta la funzione simbolica, e infine, il tempo dell’elaborazione del dopo seduta (Suman).
Molte delle proposte avanzate nel libro vertono sui fattori terapeutici non interpretativi e sugli strumenti del terapeuta “al di là dell’interpretazione”, raccogliendo in modo originale e dando struttura a pensieri e riflessioni che circolano da tempo nel campo analitico ma che finora non avevano trovato un’adeguata messa a sistema. Alle curatrici va senza dubbio questo merito che consapevolmente continuano con quello sharing ideale di cui tutti gli psicoterapeuti e psicoanalisti hanno bisogno per la loro crescita professionale
Gli argomenti trattati sono approfonditi e supportati dall’esperienza clinica (vignette, sogni o narrazione di processi terapeutici) con validi riferimenti alla letteratura esistente e alla ricca bibliografia. In questo meticoloso lavoro appare centrale la figura di un terapeuta che si mette in gioco in modo autentico, senza nascondere dubbi e difficoltà, bionianamente parlando. La lettura ne risulta sempre vivace e avvincente.
In appendice le parole del filosofo Matteo Galletti gettano lo sguardo su importanti riflessioni etiche e come affrontare nuovi orizzonti “significa esplorare nuovi linguaggi, abitare nuovi mondi, riorganizzare tutto il concetto di complessi con cui, quotidianamente, consapevolmente e inconsapevolmente siamo soliti vivere la vita”.
Questo volume che grazie ai suoi contributi sa integrare in modo molto aperto teoria, tecnica e clinica, offre generosamente sollecitazioni al pensiero e al dibattito.